Dovrebbe tenersi oggi (ma il condizionale è d’obbligo, vista la frattura che si è venuta a creare in questi giorni all’interno della maggioranza che sostiene l’esecutivo a riguardo delle nuove, pesanti limitazioni che si vorrebbero intraprendere verso coloro che non sono ancora vaccinati. Forse il momento più difficile per Draghi da quando è stato chiamato a Primo Ministro, ma questo potrebbe essere solo “l’antipasto” verso l’elezione del Presidente della Repubblica, con i vari partiti che, questa è l’impressione, cominciano a “delimitare il territorio”, per quanto, in alcuni casi, ci sia diversità di vedute anche tra appartenenti allo stesso schieramento politico) un nuovo Consiglio dei Ministri per deliberare nuovi provvedimenti per arginare e combattere l’irruenza della nuova variante, che ormai dilaga, da noi come in tutti gli altri Paesi (solo nella giornata di ieri, per esempio, si sono avuti oltre 1ML di casi solo negli Stati Uniti, quasi 300.000 in Francia. Di contro, in Cina (1,4 MD di abitanti…) ieri si sono registrati, in tutto, 175 (centosettantacinque) casi (si fa riferimento, ovviamente, ai dati ufficiali): a Yuzhou, città con circa 1,2 ML di abitanti (l’equivalente di Milano, insomma), sono stati sufficienti 3 casi per mettere “sotto chiave” la città, con la sospensione di tutte le attività.
I mercati, peraltro, come già la giornata di lunedì aveva fatto intuire (anche se ieri e, da quanto si vede, per il momento, nella giornata odierna, la volatilità è tornata protagonista), sembrano già “proiettati” oltre omicron, come testimonia il balzo delle quotazioni delle società del settore ricettivo e del trasporto aereo. Il che non significa che operatori non siano “guardinghi” e pronti a “togliere le tende”, quanto piuttosto che la loro attenzione non sia tanto verso la paura che la recrudescenza dei contagi possa portare a mettere fine, o per lo meno, rallentare la ripresa in atto, quanto piuttosto sulle ricadute legate a valutazioni prettamente macro-economico/finanziarie.
Senza dubbio, come si diceva ieri, l’enorme liquidità è la vera “benzina” per i mercati, in grado di sostenere quotazioni in molti casi ai massimi di sempre (vd Apple, ma non solo, evidentemente: Tesla ormai capitalizza circa $ 1.200 MD, Alphabet-Google $ 2.500 MD, Amazon $ 1.730 MD – anche se non è ai massimi -, Microsoft $ 2.500, Meta – ex Facebook – quasi $ 1.000 MD). Ma l’avvio di politiche monetarie più restrittive, oltre, probabilmente, a portare scelte più selettive, senza dubbio invoglierà gli investitori a prendere profitto con maggior frequenza, approfittando quindi dei momenti di rialzo, anche se più marginali rispetto al passato, per chiudere o ridurre le posizioni, per poi rientrare a prezzi più bassi: troppo grande è ancora il divario tra quanto offerto da alcune “asset class” rispetto a quanto si può realizzare andando verso investimenti più difensivi e meno rischiosi. Senza contare che comprare bond, in questo momento, non copre certamente la possibilità di realizzare minus valenze, come dimostra, per non fare troppa strada, l’andamento delle ultime settimane del nostro BTP o anche quello dei Treasury americani, il cui rendimento, negli ultimi giorni, è tornato verso 1.60%, non lontano, quindi, dai minimi di questa estate, quando è arrivato sin verso l’1,85% (nel nostro caso, peraltro, “pesa” l’effetto Draghi, viste le “sabbie mobili” in cui l’esecutivo si sta muovendo e la prospettiva di un suo passaggio al Quirinale o, ipotesi sotto certi aspetti devastante, di una sua totale uscita dalla scena politica a causa dei “movimenti tellurici” che deriverebbero dal “liberi tutti” delle forze che lo sostengono).
Come appena detto, la giornata di ieri ha visto i mercati europei confermare il trend emerso nella giornata di lunedì, con rialzi vicini, se non superiori, all’1%. A Wall Street, invece, ha “pagato pegno” la tecnologia, con il Nasdaq in calo dell’1,35%, mentre il Dow Jones, infarcito di titoli “value, ha seguito le orme dell’Europa, chiudendo in crescita dello 0,6%.
Questa mattina mercati asiatici a doppia velocità: appena positivo il Nikkei, a + 0,10%, in ribasso invece le piazze Great China: Hong Kong indietreggia dell’1,47%, Shanghai – 1%. Da segnalare che l’indice tecnologico di Hong Kong (Hang Seng tech) ha toccato questa notte il minimo storico, dopo la notizia che Tencent, il maggiore gruppo tech cinese, ha venduto il 2% di SEA, società di e-commerce e videogame con sede a Singapore, riducendo la sua partecipazione al 19%.
Futures europei e americani deboli, anche se in recupero rispetto alle prime quotazioni della giornata.
Petrolio (WTI) sempre più vicino a $ 80, seppur l’OPEC abbia confermato che la produzione continuerà a salire.
Gas naturale + 1% ($ 3,76), mentre ha avuto un forte rimbalzo (+ 40% circa) il prezzo del megawattore, tornato verso quota $ 85: il gas, infatti, sembra che abbia preso la direzione da ovest verso est (di solito è il contrario, visto che la Russia è uno dei maggiori produttori mondiali e l’Europa il suo naturale mercato di riferimento), con le forniture che vanno dai siti tedeschi verso la Polonia, e questo giustificherebbe il forte rialzo delle quotazioni.
Spread sempre in area 133 bp, con il rendimento del BTP vicino a 1,20%.
Debole, come detto, il Treasury Usa, a 1,6% di rendimento.
Stabile €/$, a 1,13.
Bitcoin a $ 46.300, sui prezzi di ieri.
Ps: Nole Djokovic sarà anche il più forte tennista in circolazione e tra i più forti di sempre. Ma proprio per questo non può che far discutere la decisione dell’ATP di rilasciargli comunque il Pass (non il Green Pass…) per poter partecipare agli Open Australiani, contravvenendo, quindi, all’ordinanza del governo locale, che impone di esibire il certificato vaccinale. Non un bell’esempio: anche nel tennis, come in ogni sport, dovrebbe valere la regola, fondamentale, per cui vince il più forte in campo, non fuori.